visita la museo egizio di torino in camper

Museo Egizio di Torino in camper: “un’Antichità conservata in una struttura moderna”.

In questa pagina ti racconterò della nostra giornata al Museo Egizio di Torino in Camper, dei preparativi con Alberto Angela, l’apprendimento di tutte le regole da osservare prima della visita e dove abbiamo parcheggiato il nostro Van.

1. Visita al museo Egizio di Torino: PREPARATIVI
2. La Visita al museo Egizio di Torino in Camper
3. Sguardi che hanno scavalcato i secoli
4. Nell’aldilà Egizio bisogna portarsi tutto l’occorrente
5. Il cuore del museo Egizio: La Tomba di Kha e Merit
6. I Colori e la musica
7. La scenografica “Galleria dei Re”
8. Archeologia invisibile

1. Visita al museo Egizio di Torino: Preparativi


Siamo stati in visita al museo Egizio di Torino poche settimane fa, all’inizio di settembre, ed è stata una buona scelta perché non era per nulla affollato e l’abbiamo potuto gustare in tutta tranquillità.

stanotte-al-museo-egizio

La sera prima ci siamo istruiti ben benone con
Stanotte al museo Egizio condotto da Alberto Angela.

Ti consiglio di visitare anche il sito ufficiale del museo e guardare il video del Galateo.
E’ molto utile 😉 e fatto davvero bene.

Nel museo non si può mangiare, c’é una piccola caffetteria per un break, ma il nostro consiglio è un’abbondante colazione 😉 !! Non si possono usare zaini (di qualsiasi dimensione), meglio una comoda borsa a tracolla che non superi la misura 30x40x15 centimetri, diversamente dovrete lasciarla nel guardaroba a pagamento. Si può fare foto, ma non con il flash (le foto che si trovano in quest’articolo sono tutte fatte da noi due).

2. La visita al museo Egizio di Torino in Camper


Dove abbiamo parcheggiato il camper?

Noi abbiamo un furgonato euro tre e non possiamo circolare in Torino. Così abbiamo semplicemente parcheggiato a Carmagnola (non alla stazione) e poi abbiamo preso il treno. Comodissimo.

A Torino esistono naturalmente anche delle aree sosta camper e vi rimando a questo articolo (fatto molto bene) per scegliere quello che più fa al caso vostro.

Quanto dura la visita?

visita al museo egizio di torino

Noi siamo stati scandalosi.
Ci siamo rimasti dentro per sette ore!!!
Ne siamo rimasti davvero rapiti e da Piemontese di adotozione mi sono riempita d’orgoglio. Questa visita mi ha fatto comprendere quanto un’Artista abbia tutto un suo modo di osservare le cose. E’ Artista nello sguardo, ancor prima di riportare sulla tela, nella pietra o su un foglio, ciò che ha visto, provato e imparato.
Ma ora vorrei lasciar parlare le fotografie…

3. Sguardi che hanno scavalcato i secoli


Visita al museo egizio di Torino
Maschera funeraria di Merit

“Sollevato il coperchio, apparve,
come in una visione, la mummia di Merit.
Quei grandi occhi impietriti della maschera,
pieni di angosciosa espressione,
pareva fissare noi tutti che le stavamo intorno,
quasi a implorare che la lasciassimo in pace…”

Ernesto SchiaparelliEgittologo –

Gli occhi venivano dipinti sui sarcofagi affinché il defunto potesse vedere anche nell’aldilà.

L’occhio destro è simbolo del dio falco egiziano Horus, ed è associato al Dio Sole Ra. Si credeva avesse un potere curativo e protettivo ed era usato come amuleto. L’occhio sinistro, rappresenta la luna, e il Dio Tehuti.

4. Nell’aldilà Egizio bsogna portarsi tutto l’occorrente


Fra gli innumerevoli ritrovamenti nelle tombe, ci sono loro, gli Ushabti, elemento fondamentale del corredo funebre. Avevano il compito di lavorare al posto del defunto dopo la morte. Il paradiso egizio, infatti, erano i campi Aaru (un mondo vegetato con fiumi, acqua e piante…) ai quali si accedeva superando la prova della pesatura del cuore: il suo cuore avrebbe dovuto essere più leggero di una piuma.

5. Il cuore del museo Egizio: La Tomba di Kha e Merit


Visita al museo Egizio di Torino è anche commuoversi.
La Tomba intatta di Kha e Merit, marito e moglie, scoperta nel 1906 dal nostro egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli, fa venire le lacrime agli occhi e ti senti un privilegiato a poter essere spettatore di una tale meraviglia che non ha conosciuto saccheggi. La tomba contiene i sarcofagi, le mummie e l’intero corredo funerario che ci testimonia la vita quotidiana della coppia.
Kha era uno scriba e architetto e si suppone che la sua amata Merit, che riposa in un sarcofago troppo grande per la sua piccola statura, l’abbia lasciato prematuramente e le abbia donato il sarcofago che era stato preparato per lui.

L’Arte Egizia è anche tenerezza, ce l’hanno detto Merit e Kha e ancora ce lo testimoniano Nefertari e Pendua, legati in un inscindibile abbraccio: seduti l’uno accanto all’altra con le mani dolcemente appoggiate reciprocamente sulle spalle dell’amato.

6. I colori e la musica


Mi sono accorta che l’Egitto non è solo tombe, culto dei morti e mummie. L’Egitto è colore e musica. Lo dicono i dipinti parietali, l’ostrakon della ballerina, l’ocra rossa e gialla, la Malachite e il primo colore sintetico della storia: il blu d’egitto. Non dimentichiamoci poi dell’oro che rappresentava il sole e quindi la Vita.

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7. La scenografica “Galleria dei Re”


“Questa è la Galleria dei Rei, una delle sale più belle. Quando venite qui la sensazione è quella di trovarsi in un ambiente raccolto, al cospetto di Re, Faraoni e divinità. Quest’effetto è anche il risultato della creatività di un grande scenografo Dante Ferretti che ha vinto tre premi Oscar.”

Alberto Angela

E poi c’é l’immensa statua di Seti II
“Un Faraone sconosciuto che ha regnato solo per una manciata di anni (3.200 anni fa). Questa statua è alta 5,16 metri, pesa 6 tonnellate ed è la statua più grande del museo egizio di Torino. Ma non è la sola, ha una gemella che si trova al museo del Louvre a Parigi e insieme stavano davanti all’entrata di una cappella del tempio di Karnak…”

Alberto Angela –

8. Archeologia invisibile


visita al museo egizio di torino

All’ultimo piano siamo stati rapiti anche dalla futuristica mostra temporanea “Archeologia invisibile” visitabile ancora fino al 6 gennaio 2020. Mi ha sempre affascinato il mondo dell’Archeologia e del restauro e non mi sarebbe dispiaciuto come mestiere… ma nella vita non si può fare tutto 😉 . Anche qui mi sono lasciata commuovere per quella scuola di pensiero che rispetta, conserva e consegna alle generazioni future i tesori che le sono stati tramandati dal passato. A suo tempo Schiaparelli, nonostante la moda di sbendare le mummie, non ha profanato i corpi di Merit e Kha.


“Il restauratore interviene sui reperti in modo da stabilizzare il loro stato di conservaazione in vista della trasmissione dell’oggetto nel futuro, intervenendo nel modo meno invasivo possibile. Un restauro etico mira a conservare e non ad alterare, a consolidare, ma non a trasformare, a mantenere invece di ricreare. Le nuove tecnologie, si pongono al servizio del passato per rendere visibile ciò che è invisibile“.

Ed eccoci alla conclusione del nostro viaggio.
Spero che la visita al museo egizio di Torino vi sia piaciuta e vorrete restare in contatto con noi per fare altri kilometri insieme e guardare con occhi d’artista la Bellezza del mondo che ci circonda.

visita al museo egizio di torino
Gabriii!!! Un sorriso per “la stampa” 🙂


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Quei grandi occhi impietriti della maschera,
pieni di angosciosa espressione,
pareva fissare noi tutti che le stavamo intorno,
quasi a implorare che la lasciassimo in pace…
Ernesto Schiaparelli Egittologo

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